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Senin, 14 Desember 2015

ŠKODA Vintage: i motori ruggenti degli anni ‘20

 Angelia Hits     21.00     SKODA     No comments   


Gli anni ’20 videro la società consolidare la propria presenza sul mercato, grazie a modelli destinati a un pubblico premium e alla fusione con l’azienda metallurgica ŠKODA di Plzeň. L’aumento delle vendite portò anche allo sviluppo delle funzioni produttive con l’inserimento della catena di montaggio.

La ripresa della produzione
Al termine della I Guerra Mondiale, la Laurin&Klement contava 1.470 dipendenti. L’inizio della ripresa economica globale portò al ritorno della produzione di autovetture. Venne introdotta l’accensione elettrica che evitava al conducente di dover armeggiare con la complicata accensione a manovella.

La produzione dei primi anni ‘20 richiamava nomi e modelli antecedenti alla guerra. Vennero creati anche nuovi modelli, come la L&K 300, costruita nel 1920. Il modello montava un motore da 4.713 cc per una potenza di 50 CV, che permetteva di raggiungere i 100 km/h. Il sistema del cambio a quattro rapporti, con retromarcia, azionava le ruote posteriori; tra queste e i sedili passeggeri si trovava il serbatoio da 200 litri.

L’incendio e l’unione con ŠKODA
Nel 1924, un grave incendio distrusse quasi completamente l’intera fabbrica di Mladá Boleslav, mettendo in ginocchio Laurin e Klement. I due si misero quindi alla ricerca di un partner forte, che permettesse di superare i problemi finanziari, legati all’incendio, e potesse sostenere un ulteriore sviluppo produttivo. Laurin e Klement entrarono così in contatto con la ŠKODA di Plzeň, importante produttore di acciaio e mezzi pesanti.

La società metallurgica fu fondata nel 1869 da Emil Škoda, che ne promosse la crescita, arrivando negli anni ’20 a contare la produzione di locomotive, ponti, veicoli a vapore e molto altro. La società era inoltre licenziataria delle lussuose vetture Hispano-Suiza, con motore 6 litri e 6 cilindri, la cui produzione però non era mai stata avviata.

Il nuovo logo: la Freccia Alata
La fusione tra Laurin&Klement e ŠKODA, nel 1925, portò un vantaggio per entrambe le aziende e si tradusse in nuovi modelli di autoveicoli. Si mantenne la produzione dei modelli nati prima della fusione che iniziarono a portare entrambi i loghi (Laurin&Klement più ŠKODA). I modelli creati dopo il 1925 erano invece commercializzati con il solo nome ŠKODA. Per sancire l’introduzione in una nuova era aziendale, nel 1926 venne creato il famoso logo della Freccia Alata, utilizzato tuttora. La nascita di questo particolare disegno rientra ancora oggi nella leggenda. Si dice che fu ispirato dall’immagine di un indiano d’America con copricapo di piume che capeggiava nell’ufficio della direzione.

Il logo è composto da una freccia con ali inserita in un cerchio. Ogni elemento ha il suo significato: la freccia simboleggia la velocità e il raggiungimento degli obiettivi, le ali sono simbolo di progresso e libertà. Il foro sulle ali rappresenta un occhio, che raffigura la precisione nella fabbricazione, l’attenzione per i dettagli. Il tutto è rinchiuso in un cerchio, emblema di unità e armonia tra gli elementi.

I modelli misti
La Type 110 fu l’ultimo modello con logo L&K, e il primo marchiato ŠKODA. Tra il 1925 e il 1929, la neonata azienda costruì circa 2.985 unità della L&K ŠKODA Type 110, il primo modello a raggiungere vendite a quattro cifre. La L&K ŠKODA Type 110 montava un motore a quattro cilindri, la cui velocità massima raggiungibile era di 80 km/h.

Il super lusso Hispano-Suiza
Con l’unione tra L&K e ŠKODA, oltre alla produzione di modelli di propria progettazione, iniziò anche la fabbricazione dei modelli Hispano-Suiza, a sei cilindri. Le Hispano-Suiza furono le prime a uscire dalla linea di produzione con il logo rinnovato. La prima vettura in assoluto fu consegnata al primo presidente cecoslovacco Tomáš Garrigue Masaryk, che la utilizzò per 10 anni. Furono prodotte 100 unità fino al 1929. Ogni singolo modello era costruito in maniera artigianale e personalizzato secondo le esigenze del Cliente.

La catena di montaggio
Nel 1928 la società introdusse la produzione su catena di montaggio che arrivò a generare 85 unità (auto complete) al giorno. Questo rinnovamento portò una forte accelerazione alla crescita aziendale.

Rispetto alle scelte dei concorrenti che, grazie all’introduzione della catena di montaggio, si focalizzarono sulla produzione di vetture semplici, con strutture lineari ed equipaggiamenti spartani, la neo società ŠKODA decise di produrre veicoli di qualità, cercando le economie di scala nella quantità e nella produzione standardizzata, sebbene di qualità premium.

La ŠKODA 860
Tra il 1929 e il 1933, furono costruite circa 50 unità della ŠKODA 860, una berlina di lusso. Il numero stava a indicare il motore a otto cilindri raffreddato ad acqua e i 60 cavalli di potenza previsti. Il modello era lungo quasi 5 metri e mezzo e rappresentava all’epoca il prodotto più costoso della sua categoria, amato dalla nobiltà e dalla ricca borghesia imprenditoriale.

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